Qualche settimana fà , non contento di aver ultimato di customizzare una chitarra sx modello telecater thinline del 69, decido di acquistare una nuova chitarra da customizzare. Inizia la mia ricerca su internet, dapprima cercando modelli les paul passando per delle ibanez jet king e rimango colpito dal prezzo ex demo di una chitarra Eko manta. Ho sempre avuto un debole per il marchio Eko perchè la mia prima chitarra elettrica è stata una Eko florentine degli anni 60 regalatami da mio zio che oggi mi pento amaramente di aver dato via. Ma da adolescenti si fanno tante cavolate ed assendo squattrinati e rocckettari è molto plausibile darla in premuta per comprare una fender strat plus del 92 fino a oggi la mia n 1!
Ritornando alla Eko cerco di comprarla ma è troppo tardi !!! Soffiata.
Inizio ad appassionarmi a questo modello per il suo stile, la verniciatura, le caratteristiche e ne scropro un altro che comincia a stuzzicare la mia fantasia. Eko camaro reissue gold sparkle. Lo stile e la verniciatura gold sparkle mi fanno impazzire, molto retrò anni 50. Inizio a cedere.
Leggo le caratteristiche:
-corpo in basswood, manico in acero, tastiera in palissandro, 22 tasti, un ponte tipo Ekologic tremolo (che con un sistema di una vite bloccante consente di diventare ponte fisso....davvero bello) ec ec .Ti voglio !
La trovo ad un prezzo inferiore ai 200 euro.
Appena mi è arrivata sono rimasto affascinato dal colore e dal ponte. Dal vivo è molto più bella di quello che si vede in foto. Potrebbe già andare bene così, ho speso bene i miei soldi corpo ponte e manico valgono già i soldi dell'acquisto. A casa inizio a provarla pensando già a come modificarla e rimango colpito dalla timbrica dei pickup. La chitarra ha un humbucker al ponte e 2 single coil, uno al centro e uno al manico. L'hunbucker sui distorti mi da soddisfazione, impasta bene e non è tagliente, il single coil centrale non mi esalta, quello al manico invece ha una timbrica bellissima sul pulito e sui crunch. Faccio l'ottavatura e mi sorge subito un dubbio.......dove è il trucco??? manico perfettamente intonato ( migliore della mia tele made in mexico ) !!!! E' arrivato il fatidico momento di provarla live, (dentro di me)- dopo 2 pezzi la cambio sicuramente si scorderà a bestia, ha pure il tremolo non regge........ invece...........ha retto benissimo tutto il concerto.
Conclusioni:
Chitarra assolutamente andata oltre le mie aspettative, bellisimo design, rapporto qualità prezzo eccezionale. Ben rifinita, dal vivo fa la sua bella figura, Ponte eccezionale, non ha da invidiare neinte al bigsby , strumento affidabile. L'unica nota dolente è che in fin dei conti i pickup anche avendo un buon suono non hanno la presenza e il sustain di pikup di serie montati su strumenti di fascia di prezzo più alta ad esempio un fender mex o una ibanez. Ma a questo c'è rimedio, l'ho comprata proprio per customizzarla. Sicuramente è il miglior prodotto nella sua fascia di prezzo. Ho scritto anche all Eko complimentadomi per il prodotto. Un marchio Italiano che può sfidare le grandi sarebbe un sogno.
Buona musica a tutti.
Dio vi benedica
Vincenzo Misale
lunedì 24 marzo 2014
lunedì 17 marzo 2014
Il taglio della torta e il Funk: il riff che ha cambiato la mia esistenza funk!
Ciao a tutti! Quest’oggi analizzeremo un riff tratto
da un brano funk degli anni 70 molto conosciuto. Si tratta di “Cut the cake“
dei mitici Average White Band. Una delle poche band europee (Scozia) che più
di ogni altra è riuscita a fare funky da paura sfondando anche nel mercato
americano.
Come tutti i
generi, il funk ha le sue caratteristiche che sono: precisione, ripetitività (a volte ossessiva), ritmo ballabile e per ultima, quella fondamentale, Il Groove!!!
Come
spiegare il groove?, dico sempre ai miei alunni che il groove è uno stato
d’animo ed un andamento. Il brano “The Chicken“ di Jaco Pastorius riassume
alla grande sia il concetto musicale che quello figurativo e consiglio a tutti di dare una orecchiata !!! Dunque
giovani musicisti talentuosi ……. ascoltatelo prima di ogni cosa !!!!!
Tornando a
noi, inizieremo ad analizzare il riff che ha cambiato la mia esistenza funk!
Il Riff si costruisce in tonalità di RE , precisamente sull’accordo di RE7. Come scala di riferimento dunque useremo la Misolidia di RE.
Il Riff si costruisce in tonalità di RE , precisamente sull’accordo di RE7. Come scala di riferimento dunque useremo la Misolidia di RE.
Tutto il
riff è costruito su bicordi che creano tensione all’interno dell accordo per
arrivare al loro punto di risoluzione sulla tonica.
La bellezza
e l’efficacia di questo fraseggio sta, non tanto nel suo sviluppo
melodico/armonico quanto nel movimento ritmico.
Il primo
bicordo è FA#-DO rispettivamente 3maggiore e 7 minore di RE successivamente
abbiamo un tipico fraseggio blues che vede la 3 minore e terza maggiore
risolvere sulla tonica in questo caso armonizzata con l’accordo di nona in
primo rivolto e successivamente in
secondo rivolto.
Essenziale per la buona riuscita dell’esecuzione sono le
ghost notes. Come possiamo osservare tra un bicordo e l’altro c’è sempre un
ghost note. Sono proprio questi piccoli tocchi che danno l’andamento giusto al
riff e ci permettono di avere Groove!!!
A questo punto vi rimando al video dove troverete
interessanti spunti per fare vostro questo riff ed applicarlo a ritmiche
spaziali ed a improvvisazioni degne dei vostri capelli arruffati anni 70 (se
sei calvo non fa niente!).
Buono studio e Dio vi benedica !!!!
mercoledì 12 marzo 2014
Un fraseggio di Joe Pass
Questa lezione prende spunto dallo studio della versione di “Nigth and Day” di Joe Pass contenuta nell’album Virtuoso. Affrontare questo studio è stata un’impresa non proprio semplice ma di grandissima importanza. Credo, infatti, che trascrivere e studiare direttamente le frasi che i grandi musicisti utilizzano nei dischi mentre improvvisano, sia una delle maniere più proficue per studiare jazz.
Ecco la frase:
In questa frase che considereremo divisa in due parti - la prima discendente e la seconda ascendente - Joe Pass utilizza cromatismi e qualche arpeggi. Nella prima parte ci sono perlopiù cromatismi come si vede nei passaggi sulle corde di E e E cantino che aprono il fraseggio. Sulle corde centrali D e G, Pass si limita alle note della scala per poi chiudere la parte discendente con un accattivante passaggio tra b3 F e 3 F#. Seguono gli arpeggi: il primo è una semplice triade di A (A, C#, E) seguita da un arpeggio di Dadd2 (D, F#, A, E). Quindi, la scala si finisce con il semplice sviluppo del modo misolidio. Nulla di particolarmente difficile se non ci fosse la velocità allucinante con la quale Pass snocciola questo fraseggio! Lo scopo principale nello studiare questo tipo di fraseggi è immagazzinarli, farli propri e utilizzarli a secondo del proprio gusto musicale. La musica vista semplicemente dalla finestra della teoria è tutta uguale, quasi statica. Sono i musicisti, con il loro tocco e la loro sensibilità individuale a far suonare in maniera diversa uno stesso arpeggio, uno stesso lick, una stessa nota. A dimostrazione di questo, ecco come dopo aver studiato e fatto mia questa frase l’ho rielaborata sulla base del mio gusto, stile e playing.
In secondo luogo, sono certo si impari più jazz e si entri maggiormente in questo genere tirando giù e suonando un pezzo di Joe Pass piuttosto che studiando un anno intero di teoria e fraseggio jazz, solo sui libri e in maniera accademica. Pass, senz’altra tra i miei chitarristi preferiti, è persino superfluo ricordare che sia uno dei mostri sacri della chitarra jazz. Quello che più cattura del suo modo di suonare sono la bellezza melodica delle sue frasi, la perfezione delle tensioni armoniche e il suo modo di gestire questi elementi all’interno del brano/improvvisazione.
Più che l’effettiva difficoltà tecnica del playing di Joe Pass, ci si rende conto che la grandezza e classe del suo modo di suonare stiano nell’intelligenza di come è organizzato il fraseggio e nel suono, speciale, delle sue mani. Analizziamo al microscopio un fraseggio di Joe Pass, al secolo Joseph Anthony Passalacqua o, viste le origini italiane, Giovanni Passalacqua.
Concentriamoci su una magnifica frase costruita in tonalità di Dmaj7 ma che fa riferimento al quinto modo di questa tonalità, il A misolidio. L’accordo costruito su questo modo è un A7. Prendiamolo come riferimento per l’analisi della frase. Ma non vincoliamoci esclusivamente a questa sonorità. Proviamo questa scala anche su altri accordi derivanti dalla scala di D maggiore per apprezzarne di volta in volta le diverse sfumature che acquisterà. Per esempio Lidia su un Gmaj7 o Dorica su un Em7
Buono studio e buon groove.
Che Dio vi benedica e alla prossima!
martedì 11 marzo 2014
Improvvisare con gli Arpeggi Diminuiti
Ciao a tutti, in questa lezione parlerò delle famose, ma meno gettonate, scale diminute svelandovi qualche trucchetto per poterle utilizzare in modo semplice ed efficace. Preparatevi, la vostra vita cambierà radicalmente dopo questa lezione!
Partendo per esempio dall’accordo B diminuito
Si-re-fa-lab
Notiamo che ogni intervallo è, una terza minore.
Una accordo del genere ci consente di utilizzare ogni nota come tonica , o sensibile in quanto la tensione armonica è sempre la stessa e anche rivoltando l’accordo il suono, nell’insieme, sarà sempre percepito allo stesso modo. Questo tipo di accordi veniva utilizzato nell’armonia classica del 700 per modulare verso altre tonalità. Potenzialmente con uno stesso accordo diminuito possiamo modulare in ben 4 tonalità differenti situate ad un semitono di distanza rispetto alla nostra fondamentale. In questo caso : do-mib-solb-la.
La scala diminuita è una scala ottofonica ovvero composta da 8 suoni. Esistono 2 tipi di scale diminuite:
Diminuita dominante , che segue la successione St-t-st-t
Diminuita, che segue la successione T-st-t-st
Ogni scala Diminuita dominante contiene una scala diminuita, e viceversa, dipende dalla nota con cui cominciamo. In entrambi i casi esistono 2 modi.
Per capirci se suono la dim. Dominante di La, questa conterrà la diminuita di sib.
Se invece suoniamo la diminuita di La conterrà la dim. Dominante di sol#.
Diminuita dominante
La-sib-do-do #-re#-mi-fa#-sol
I- b9-#9-3M- #11- 5- 6 - 7m
Diminuita
La- si-do-re-mib-fa-fa#-sol#
I- 9-3m- 4-5b- 6m- 6- 7
Possiamo già notare come la dim. Dominante avendo la 3M e la 7m può essere applicata oltre che ad accordi diminuiti anche ad accordi appunto di dominante ovvero G7, A7, D7 ecc. ecc.E’ proprio su questa scala che vedremo 2 modi di utilizzo. La diminuita invece avendo la 3m e la 7 assomiglia di più ad una scala minore armonica e quindi la possiamo giocare tranquillamente su accordi minori.
Le scale diminuite possono essere applicate ad accordi diminuiti, semidiminuiti, accordi di 7m add9 (+o-), accordi maj7. Analizzeremo 2 modi di utilizzare gli arpeggi derivati da queste scale. Vediamo intanto le posizioni.
Arpeggio A dim ( 6 corda )
Arpeggio D dim ( 5 corda )
Arpeggio diminuito dominante D ( alla Django Reinhardt )
Vediamo qualche esempio su come utilizzare questi due arpeggi:
Questo breve fraseggio è costruito al 90% di arperggi. Sulla seconda battuta troviamo Bbdim e applichiamo un bel arpeggio dim. prendendo come fondamentale appunto il Bb fino ad arrivare al mi che ci consente di scendere al reb ( 9 di sib ) e proporre un arpeggio discendente su Bm ( II grado ). Arrivati a E7add9 facciamo un bell’arpeggio dim.dominante di mi che ci consente poi di chiudere la frase sul Do# , rispettivamente terza maggiore di La. Quest’ultimo passaggio è molto efficace sui II-V7-I. Sul secondo grado possiamo usare una scala dorica o frigia e sul V applichiamo questo bellissimo arpeggio che veniva molto usato da Django Reinhardt.
L’uso di questo arpeggio è ancora più efficace sul blues, dando delle sfumature particolari al nostro fraseggio. Sul IV e V grado ci sta molto bene.
Non resta che divertirci un po’ sulle basi e iniziare a sperimentare. Buono studio e Dio vi benedica!
Questo articolo è stato scritto da Vincenzo Misale per accordo.it
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